martedì 4 marzo 2008

Quel "globetrotter" di Tintin

La copertina del n. 242 di Art e Dossier
dedicata al Tintin di Hergé

Il numero 242 della rivista d'arte Art e Dossier, che col numero di marzo attualmente in edicola si presenta con un nuovo direttore e un restyling grafico di tutto rispetto, dedica la copertina al Tintin di Hergé. E la cosa fa notizia. Perché finora siamo stati abituati (a torto) a considerare il fumetto come un'arte minore. E queste immagini -meglio però definirle opere- prima d'ora potevano trovare spazio solo su riviste specializzate. Il fatto che oggi la Giunti affidi al critico Philippe Daverio la direzione della rivista e che la prima copertina della nuova gestione sia dedicata a un personaggio del mondo a fumetti fa ben sperare. Perché in questo modo si riconosce al fumetto il ruolo espressivo e artistico che da sempre merita. E perché anche la critica d'arte e gli editori dimostrano così di voler essere più stimolanti che in passato. Un'analisi, questa, confermata dall'editoriale di Philippe Daverio che ripropongo a conclusione di questo post.

La scelta dell'immagine, poi, non è casuale: Tintin e il suo inseparabile cane Milou dentro a un'enorme anfora cinese. Si tratta di un particolare della copertina dell'albo Le Lotus Bleu (1936). E il perché di questa scelta si può capire leggendo il servizio dedicato a Hergé all'interno della rivista. E' proprio il neodirettore Philippe Daverio a scrivere l'articolo pubblicato nelle pagine centrali di Art e Dossier. Titolo, "globetrotter d'avant-garde". Cioè giramondo d'avanguardia. La sua sua "riscoperta" critica ha inizio con il pessimismo e la crisi che ha caratterizzato il mondo dell'arte all'inizio del secolo scorso.
Daverio individua in George Remi, in arte Hergé, la risposta positiva alle difficoltà di sviluppo dell'arte figurativa che un po' in tutta Europa soffriva per i cambiamento sociali e i necessari confronti con le nuove forme espressive e di comunicazione. Daverio lo definisce "delicato nel tratto e nel pensiero", e "una sorta di mosca bianca dal valore positivo. Mentre l'Europa corre alla catastrofe - scrive il direttore di Art e Dossier - lui corre verso l'avvenutra mentale e inventa Tintin". Daverio descrive il personaggio mettendolo a confronto con il suo creatore, aggiungendo poi che Tintin "è attratto dall'avventura e lo fa da globetrotter" e che "genera un'immagine fiduciosa del mondo, che sembra l'opposto della Depressione che l'America esporta in Europa dopo la crisi del Ventinove". E si stupisce, Daverio, del parallelismo tra questo "eroe non eroico e gli altri personaggi che nei medesimi anni fondavano le basi del pensiero europeo nuovo". L'articolo prosegue con l'analisi della nascita di Le Lotus Bleau (dalla cui copertina è tratta la cover di Art e Dossier) e degli effetti che certe conseguenze della situazione sociale, storica e politica hanno sullo sviluppo della nuova cultura europea. E tutto avviene tra Bruxelles e Parigi. Protagonisti Hergé, appunto. Ma anche Magritte, Michaux, Lévi-Strauss, Simenon.
(g.t.)

La prima pagina dell'articolo
di Philippe Daverio

Chi volesse comprare la rivista in edicola sappia che il costo è di 4,90 euro. Ma cliccando qua, almeno stavolta, è possibile richiedere subito una copia omaggio della nuova Art e Dossier.


L'EDITORIALE DI PHILIPPE DAVERIO

È la prima volta che mi capita di assumere la direzione d'una rivista, per giunta e per Giunti, tra l'altro, estremamente autorevole. Prendo il testimone da chi mi ha preceduto e che ha lavorato in modo eccellente, quindi non sarò in grado di proporre scelte migliori, ma forse solo diverse. Il panorama della critica e della comunicazione in Italia è oggi innegabilmente meno stimolante di quanto non lo potesse essere una ventina d'anni fa. Molti fra i più acuti ci hanno lasciato, e tanti nuovi non sembrano ancora essere apparsi. La questione della cultura non è dissimile purtroppo da quella della politica e degli affari. Lo stallo sembra essere generale. Solo che la palestra delle idee è più facile da stimolare, chiede numeri più ridotti di partecipanti e di protagonisti. È una scena sulla quale è possibile intervenire senza scomodare il teatro mondiale, senza spostare masse monetarie, mercati, flotte e cannoni. Inoltre il pubblico sta mutando le sue richieste d'informazione verso un ventaglio d'indagine più largo e gli stessi specialisti tendono a una indagine dove la storia maggiore e quella dell'arte abbiano la fortuna di dialogare con la storia minuta per approfondire significati e valenze. All'orizzonte della palude si profilano cieli nuovi. Non si può oggi non immaginare che la globalizzazione degli interessi, in ogni campo, stia per richiedere una ottica diversa del pensare. Se tutti accedono alla rete comunicativa, dovrà questa rete contenere un messaggio unico e omologato? Forse no! È pacifico che il contributo del nostro immenso e disordinato patrimonio culturale continuerà a essere fondamentale per il sapere del mondo. Ma potrà esso essere anche fondativo come lo fu per secoli? Saranno i nostri luoghi d'arte palcoscenico per avventure decise altrove come da anni avviene nell'ambito della Biennale di Venezia in mano a un nucleo di commercianti newyorkesi? Molto dipende dalla capacità di promuovere il dibattito delle idee quanto dall'informazione necessaria alla crescita della consapevolezza. Che mestiere faranno domani le decine di migliaia di giovani che si stanno laureando, spesso anche bene, in Storia dell'arte, in Conservazione dei beni culturali, in Comunicazione? Saranno essi meri inservienti d'un vasto sistema turistico mondiale che potrebbe immaginare la penisola come il luna park del bello? O possiamo accarezzare timidamente il sogno d'un paese capace di protagonismo negli affari e nei prodotti, in quanto ricco d'una formidabile sedimentazione artistica foriera d'una forte creatività attuale? A queste domande non intendiamo dare una risposta. Sarebbe una ambizione ingiustificabile. Ma vorremmo dare un contributo innovativo, che oggi deve superare gli schemi della critica di ieri, dotta ma talvolta isolata, per intingere la penna o meglio ancora il cavo del computer nella curiosità dell'antropologia culturale quanto nel percorso che da sempre connette tutte le arti, facendo di queste non solo il testimone ma pure il protagonista della storia. Almeno dalle parti nostre, quelle che hanno preferito allo schioppo lo scorrere nevrotico del pennello, della matita e del cesello.

www.artedossier.it

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