sabato 29 dicembre 2007

Ancora figurine, ancora heroes

Cover della mostra "FIGURINE/2:more heroes"
disegno di Marko Turunen

Prosegue sul blog EXHIBITION.INFUMO di Exibart la mostra virtuale di fumetti. Anzi, di figurine. La prima serie, FIGURINE/1:superheroes, si è appena conclusa e già abbiamo iniziato la pubblicazione del seguito, FIGURINE/2:more heroes. Nei primi venti giorni abbiamo registrato la presenza di oltre 2.000 utenti unici. Cui vanno sommati gli altri 500 dei primi otto giorni di questa seconda mostra. Lo sdoganamento delle figurine online ha stimolato la partecipazione di nuovi autori, che con molta probabilità, grazie al lavoro di coordinamento di Davide Calì, renderanno possibile la realizzazione di una terza -e perché no, anche una quarta...- serie di figurine.

FIGURINE/2:more heroes

di Davide Calì

"E' la continuazione della mostra che a partire dalla scorsa estate gira via mail tra gli amici disegnatori, e non solo, e che dal mese di novembre è stata esposta anche sul sito di exibart.com.
Tra i disegnatori ci sono alcuni che hanno partecipato già alla prima mostra, come Otto Gabos, Giuseppe Camuncoli e Andrea Ferraris, e nuovi arrivati come Tuono Pettinato, Danilo Maramotti e Laura Bagliani.
Ma la partecipazione da parte dei disegnatori ha avuto un’impennata portata dall’uscita delle prime figurine sul sito: diversi disegnatori infatti si sono candidati volontari per realizzare le nuove figurine e il loro numero, rispetto alla prima mostra, è considerevolmente aumentato. Ho avuto così occasione di conoscere il lavoro di alcuni giovani fumettisti come Gianluca Maconi, Davide Pascutti e Alessandro Micelli.
Anche dall’estero è aumentata la partecipazione, così dalla Francia, oltre a Eric Heliot, ho ricevuto le figurine di Yannick Robert, Renaud Perrin, Sebastien Mourrin e Audrey Calleja, mentre dall’Olanda partecipa Tijn Snoodjik, dal Giappone Shin Tanaka, dalla Finlandia Marko Turunen che è anche autore della copertina.
Al momento FIGURINE/2 è ancora in corso: per ora si contano una cinquantina di figurine ma il numero forse crescerà ancora, un po’ in funzione del passaparola tra i disegnatori un po’ perché l’estensione a tutti i supereroi apre la porta a un numero sterminato di personaggi disegnabili.
Che altro dire? Una volta conclusa la mostra, lascerò passare qualche mese, prima di cominciare a raccogliere materiale per la terza parte di questa trilogia sui supereroi. Lo scopo rimane quello del principio, scambiarci figurine, divertirci e divertire il piccolo pubblico che riceve la mostra via mail o la visiona sul sito. Per ora, direi, ci siamo riusciti, no?"

Visita la mostra su EXHIBITION.INFUMO

giovedì 27 dicembre 2007

Due acquisti e un regalo

Qui da me c'è una pila di albi e romanzi che aspettano solo d'esser letti. Somiglia sempre più alla torre di Babele. Ma la tentazione supera il buon senso. E allora fregandomene delle priorità di lettura e del relativo smistamento con archiviazione conseguente sugli scaffali, se entro in edicola o peggio in libreria compro sempre qualche nuovo volume.
L'ultimo è un doppio acquisto consumato alla Edison di Firenze. E pensare che ero entrato solo per fare un regalo. Entrambi i libri sono degli "indispensabili". Il primo è un classico che, ahimè, non ho mai letto. Almeno finora. Si tratta del Poema a fumetti di Dino Buzzati (Oscar Mondadori, euro 10.40), forse il primo romanzo grafico italiano.
Il secondo -e qui la scelta è premeditata e mirata- è Irripetibili, Le grandi stagioni del fumetto italiano di Luca Boschi (Coniglio Editore, 28 euri ben spesi per una lettura da non mancare).
Poi arriva da chi non t'aspetti un regalo che, per sua natura, quasi mai è azzeccato. Invece stavolta ci siamo: si tratta di Lenore di Roman Dirge (Elliot edizioni). Avrei voluto comprare il volume della bambina morta già quest'anno a Lucca Comics. Con lo sguardo ho corteggiato Roman per qualche secondo. Non sapevo chi fosse ma mi ricordava Morgan (ex Bluvertigo). Solo un po' più gonfio.

lunedì 24 dicembre 2007

La Speranza del Natale

Illustrazione di Lucia Mattioli, pubblicata su
"La Domenica" di Repubblica il 23 dicembre 2007

Ieri era Natale. Il Natale di Lucia. Anzi, ieri era la speranza del Natale di Lucia. Tutta lì, raccolta in quelle venti pagine centrali di Repubblica. Si alternano firme eccellenti, da Paulo Coelho a Dario Fo. Ognuno racconta il suo sogno o la sua storia. Due cose che spesso coincidono. E prima dell'augurio di Adriano Sofri -che rivolgendosi all'ergastolano pensa che debba esserci in fondo "una libertà da sognare anche per chi è condannato a non sperare"- si parla di acquisti e banchetti festaioli.
All'inizio, in mezzo e alla fine di tutto questo c'è Lucia Mattioli. Ha illustrato tutto lo speciale natalizio della Domenica di Repubblica come meglio non avrebbe potuto. Realizzare illustrazioni destinate alla pubblicazione su un quotidiano -e che quotidiano- non è certo la cosa che riesce più facile. Ci sono esigenze -e problemi?- di impaginazione, necessità tipografiche, vincoli di pertinenza coi testi. E poi la resa del colore su quel tipo di carta, il taglio verticale o orizzontale e il disegno scontornato. Il titolo, l'ochiello -dove va?-, il fondo, la pubblicità. L'impatto col lettore.
Tutto quel che precede la stampa e la consegna del giornale alle edicole è proprio ciò che oggi non ci interessa. Perché sfogliando quelle venti pagine senza leggere neanche un titolo, neanche una riga di quel che c'è scritto nello speciale prenatalizio di Repubblica, si assiste involontariamente a un racconto autonomo, a una fiaba moderna popolata di folletti, animali, elfi e oggetti animati che si muovono nel mondo di Lucia. Figure che vivono in lei e che con lei respirano, esistono, a volte tagliati dal dolore altre volti giocosi, comunque belli.
E così prendono forma dalla fantasia i folletti che hanno fatto del panettone la loro casa, i bambini alati. Mentre le palle dell'albero di Natale e le candele giocano sospese tra i rami in attesa che la festa finisca. Forse con la paura di tornare in quella scatola buia per lunghi, lunghissimi mesi. Giorni interminabili che ci avvicineranno ancora a un altro Natale, a un'altra festa, a un altro gioco.
Illustrazione di Lucia Mattioli, pubblicata su
"La Domenica" di Repubblica il 23 dicembre 2007

L'illustrazione migliore, almeno per me, è quella delle pagine 36 e 37. La signora Neve, bellissima e sola, lavora a maglia il mantello bianco che là fuori, oltre la finestra, ricopre di magia gli alberi, i tetti, i colli.
I folletti poi -si sa- sono dispettosi. Li vediamo rubare il tempo da un pendolo antico o fuggire coi regali da sotto l'albero. I canti, la consegna dei doni e la corsa sulla tavola imbandita di una slitta trainata da due ratti bianchi sono, fra le altre, alcune delle visioni di una bambina che di sogni, lungo la strada, ne ha persi parecchi.
Sognamo. O, meglio, speriamo di sognare ancora. E che quel bacio nel vischio sempreverde sia il gesto propiziatorio dell'inizio del sempreamore.

PS_ la stampa del quotidiano, per quanto bella possa essere, non rende affatto la luce che ogni immagine diffonde. Quindi, sia per chi si è perso l'uscita di ieri in edicola sia per chi il giornale se l'è comprato ma vuole godere a pieno delle illustrazioni, ecco la segnalazione: scaricate l'inserto in PDF cliccando QUI.

venerdì 21 dicembre 2007

[intervista] Leonardo Ortolani

Un Rat-Dylan di fronte a uno sbalordito Rat-Baby.
Disegno inedito di Leo Ortolani realizzato per me nel 1996 (credo...)

Leo è sempre ben disposto a parlare. Sì, anche per telefono. Ma è meglio tramite e-mail. In un caso o nell'altro non si nega mai. Questa intervista risale a un po' di tempo fa. Credo fosse il febbraio (o marzo?) del 2004. La versione televisiva di Rat-Man -già molto conosciuto e ormai prossimo all'esplosione di consensi che di lì a poco lo avrebbe reso ancora più famoso- era ancora in gestazione. E così l'autore di Rat-Man, l'antieroe più celebre dei fumetti, si racconta. Anzi, così si è raccontato. Molto prima che altri eventi accadessero...

Caro Leo, nasci a Pisa nel 1967. E un anno dopo ti trasferisci a Parma. Immagino tu sappia della storica rivalità tra lucchesi e pisani. Ecco, allora dimmi: essere stato almeno per un anno "pisano" ti inorgoglisce, o...
Sì, ne ho sempre fatto motivo di vanto ogni qual volta mi chiedevano, qua a Parma, dove fossi nato. Con quello strano accento…Era un po' come per Superman dire che veniva da Krypton. Poi, specialmente nel corso degli ultimi anni, per affetto verso la città in cui vivo e dove è nato anche Rat-Man, mi considero parmigiano di adozione. Invece non mi ha mai toccato la faccenda delle rivalità tra le città toscane, rivalità che anche qua c'è tra Parma e Reggio Emilia. Appena posso, io che sono pisano (!) acquisto sempre Il Vernacoliere, che è un piacere! L'ultima volta che sono passato dalla Toscana, mi sono preso il volumone finale di Luana, di Daniele Caluri. Che, nonostante ci si messaggi sempre prima della manifestazione lucchese, non sono ancora riuscito a incontrare.

Nella tua storia (personale e professionale) Pisa ritorna quando meno te l'aspetti. Parlo della fanzine Made in Usa. Solo una coincidenza?
Non lo so… Ma in fondo è bello anche questo. Mi ricordo che la prima volta che venni alla Fiera del fumetto di Lucca (marzo 1990), furono proprio loro, i ragazzi di MADE IN USA, a farmi da guida nel variopinto mondo del fumetto. Una 24 ore di "full immersion" dove mi vennero mostrate le luci e le ombre di tutto ciò che ruotava intorno a questo mondo. Passai quindi la notte proprio a Pisa, da uno dei ragazzi della fanzine. E poi al mattino, alle cinque, mi recai a prendere il treno alla stazione. Mentre camminavo per le strade della città pensai come fosse strano che Pisa mi avesse visto fugacemente per poche ore, dopo tanto tempo, e che adesso mi vedeva andare via lesto lesto, all'alba, come un ladro. Ma in fondo il patrono di Pisa è pur sempre San Ranieri, il protettore dei ladri! Il sodalizio con MADE IN USA è nato allora ed è proseguito fino alla chiusura dell'ultimo numero, di cui ricorre adesso il decennale. Posso dire che, a parte il concorso SPOT che mi diede la possibilità di uscire alla ribalta, furono proprio loro, i ragazzi "pisani" (la maggior parte di loro erano a Pisa per studi universitari) a lanciarmi nel mondo del fumetto, con allegria, disincanto e un bicchiere di vino rosso. Insomma, Pisa mi ha fatto "nascere" due volte.

Ma cominciamo dal principio. Ricordo la prima volta che ti ho incontrato. Credo fosse il 1996, a Lucca Comics. Mi hai fatto un bel disegno, io ho comprato lo "Squalo", tu me l'hai firmato e io ti ho chiesto di Rat-Man - che al tempo (almeno a Lucca) era introvabile -. Se non sbaglio è proprio a Lucca che hai affrontato per la prima volta il grande pubblico. Vuoi raccontarci com'è andata?
Ho avuto diverse "prime volte" a Lucca con il grande pubblico. Nel 1990 per la prima volta fui premiato. Era il concorso SPOT organizzato da Comic Art. Fui premiato per Rat-Man, manco a farlo apposta. "Miglior sceneggiatore esordiente". Per la prima volta salii su un palcoscenico davanti a tanta gente che applaudiva, disinvolto come se fossi stato appena tolto dal freezer. La prima volta che mi ritrovai invece nello stand di una casa editrice, fu nel 1992, con la STAR COMICS. Luca Boschi mi aveva preso a bordo della rivista Star Comix a realizzare storie con i suoi personaggi e mi trovai appunto allo stand per fare disegni ai lettori, insieme ad altri autori tra cui Boschi, Mazzotta e Greg. Naturalmente mi tremavano le mani. Prima ancora che potessi sedermi, qualcuno mi gridò "Leo, mi fai Rat-Man?". Rat-Man mi portò poi a Lucca nel novembre 1995, dove sbarcai con il primo numero autoprodotto. Con piacere notavo che molti se lo ricordavano ancora dai tempi di SPOT, e l'avevano visto in seguito su MADE IN USA. Nel 1996, quando ci siamo incontrati, ero passato alle Edizioni BD di Andrea Rivi, ma il problema della distribuzione era ancora il primo nemico alla diffusione del Ratto. Ci pensò la Panini nella Lucca novembrina dello stesso anno a propormi il tentativo delle edicole. Nel 1997 Rat-Man arrivò a Lucca come albo Panini e da allora lo è rimasto facendo del suo meglio.

Nell'ultima edizione di Lucca Comics lo stand della Panini era "infestato" da Rat-Man. E i ragazzi dietro la bancarella indossavano tutti Rat-magliette. Soddisfatto?
Molto, ovviamente! Alla Panini vogliono molto bene a Rat-Man e da parte mia cerco di non deludere la loro fiducia. Ovviamente se mi clonassero potrebbero avere il mensile, ma la bimestralità è il prezzo da pagare per la qualità. O almeno per avere un albo che soddisfi prima di tutto me stesso.

Credi che la mostra mercato di Lucca rappresenti ancora una vetrina importante per i giovani autori?
Non lo so, ma credo di sì. Molte cose sono cambiate da quando facevo autoproduzione io… E' arrivato internet, con le sue possibilità di raggiungere chiunque e ovunque. Però a Lucca è indubbio che puoi avere i contatti "umani". Che sono fondamentali per chi vuole confrontarsi con questo mondo.

Ora basta parlare di Lucca e della mostra. Mi interesserebbe di più sapere le difficoltà che il "pioniere" Ortolani ha affrontato nell'autoproduzione di Rat-Man. Sceneggiare, disegnare, inchiostrare, stampare e distribuire tutto da solo non deve essere stato facile.
No, facile non lo è stato. Ma esaltante sì. Mi sono interessato a tutti i processi produttivi che portano un albo, anche piccolo come lo era il mio primo Ratto, per capire come funzionavano le cose e come sfruttarle al massimo, per ottenere il massimo risultato con il… massimo sforzo. Non posso dire il "minimo" sforzo perché mi sono fatto un "ratto" così. Seguivo personalmente i processi per l'impaginazione e la stampa, mentre mi affidavo per la parte burocratica ed economica a editori indipendenti. Prima Marcello Toninelli e poi Andrea Rivi. Anche i rapporti con la grande distribuzione e con i negozi di fumetti li seguivo da vicinissimo insieme a loro, visto che dalle vendite dipendeva la sorte dell'albo. Nei ritagli di tempo scrivevo, disegnavo, inchiostravo. Alla fine di tutto il processo dovevo ripartire, perché era già ora di pensare all'albo successivo. Seguendo infatti tutte queste cose (in più cercavo di partecipare a tutte le fiere che potevo raggiungere e promuovevo l'albo nelle fumetterie) il tempo per fare più di 24 pagine ogni due mesi era davvero poco. Se penso che adesso riesco a produrne anche 40/45 ogni due mesi, puoi calcolare quanto tempo dedicassi alla macchina produttiva.

Poi è arrivata la Panini. E infine la consacrazione con un volume pubblicato nella collana di Repubblica, i Classici del Fumetto. Cosa è cambiato?
Come dicevo prima, il cambiamento più bello è che adesso devo occuparmi soltanto di realizzare le mie storie. Con la massima libertà e il massimo godimento, aggiungerei. E spero che questo il lettore lo evinca dalle storie prodotte. L'organizzazione e il coordinamento della serie, affidati alle capaci mani di Andrea Plazzi, permettono al tutto di arrivare in edicola senza fiatone e con eleganza, mentre dietro le quinte siamo magari stremati dalle corse fatte per rimediare a ritardi e altri problemi tecnici che ci possono sempre essere. Lo staff di Repubblica che coordina la collana tuttora in corso, ha poi accolto la proposta della Panini di fare apparire il ratto nella collana, dopo averne letto le storie selezionate e avere riso. E' una bella soddisfazione per la fiducia della Panini nel personaggio in primo luogo, e per la conferma avuta dalla redazione di Repubblica in secondo. In terzo luogo è arrivata anche la soddisfazione di una conferma di gradimento da parte di un pubblico più vasto, che ha acquistato il volume e poi è andato a cercare gli arretrati di Rat-Man.

La colorazione delle copertine di Rat-Man è affidata a un altro Ortolani, tuo fratello Lorenzo. Anche con ottimi risultati. Un sodalizio proficuo?
Lorenzo, che ancora deve essere scoperto e apprezzato in maniera degna dall'editoria italiana del fumetto, è secondo me un colorista versatile e straordinario. E non lo dico perché è mio fratello, ma perché fa cose che pochi, a livello mondiale, riescono a fare. Basta guardare le altre copertine colorate al computer e confrontarle con le sue. Le soluzioni di luci e colori lasciano spesso senza parole anche me.

A proposito di familiari, com'è la vita di una donna al fianco di un disegnatore? Mi riferisco a Caterina, ovviamente. Preferiva forse il "Leonardo geologo"?
Ma… il geologo non l'ha conosciuto, come del resto l'ho conosciuto poco anch'io. Il marito fumettista è una delle figure familiari più temute dalle mogli. Spesso irritabile e depresso, dai ritmi di lavoro disumani che lo isolano dal mondo reale per settimane, mesi, anni… Ogni volta che deve affrontare una storia nuova si aggira per la casa mormorando "non mi viene più niente… è la fine, è la fine… sono rovinato". No, povera donna, non è facile!

Hai voglia di raccontarci, in estrema sintesi, una tua giornata tipo?
Non esiste una mia giornata tipo. Mi alzo tardi. Al più, se proprio devo fare delle cose, alle 8,30, ma di solito dopo le 9. Ciondolo per casa un po'. Verso le dieci mi metto a lavorare. Se devo scrivere. Se devo disegnare sono già al lavoro dalle 9. Se scrivo perdo tempo in mille modi, ma in effetti è solo per dare tempo alla mente di trovare le soluzioni, una volta impostato il problema. Non si vede da fuori, ma sono capace di cercare una battuta per giorni, senza smettere un attimo. Almeno con una parte del cervello sono sempre al lavoro. Pranzo. Ciondolo un po' fino alle due e mezza e poi riprendo la triste ricerca di frasi e trame e scene da mettere nella storia. Se scrivo. Se disegno, dopo aver fatto al mattino le matite, al pomeriggio faccio le chine. Di solito disegno 3-4 pagine al giorno, ma non sempre rispetto il ritmo. Vado avanti fino a sera. Dopo cena magari esco con mia moglie, cinema, oppure con amici e la serata finisce che facciamo tardi fuori. Oppure se scrivo, continuo a scrivere, fin verso le tre del mattino. Come ripeto, però, non tutti i miei giorni sono così.

Conoscendo la vita privata di un autore pensi si possa capire meglio anche il suo lavoro?
Sì, noti cose che non notavi prima. Ma non è necessario. L'importante è che il lavoro ti piaccia così com'è.

Prendiamo ad esempio l'Ultima burba. Quanto c'è di autobiografico?
Parecchio. E' ovvio che le battute sono spesso inventate (e dico "spesso"). Ma l'atmosfera, lo spirito che le pervade è quello che c'era attorno a me in caserma. Questo vale per ogni cosa che un autore scrive. C'è sempre qualcosa di se stessi. Deve essere così. Guai se non lo fosse, perché sentiresti che in ciò che ti viene proposto non c'è l'anima dello scrivente. E questa cosa fa la differenza.

Molti autori disegnano storie scritte da altri. Tu, in controtendenza, realizzi sceneggiature per te stesso e non solo. Penso alle strisce delle Sturmtruppen disegnate da Clod. Non c'è il rischio di restare a corto di idee?
Nessun problema. Semmai il problema è avere il tempo di realizzarle tutte.

I tuoi fumetti si caratterizzano per l'umorismo pungente, per l'ironia mai scontata, per le gag sempre nuove. Dove trovi gli spunti?
Vivendo. Guardandomi attorno. E annotandomele su foglietti di carta appena ne trovo una bella.

Quanto è importante il linguaggio? Sia nel fumetto sia nel vivere quotidiano.
Nel mio caso moltissimo, visto che costruisco le gag con esso, avendo cura di soppesare le alchimie che danno alcune parole anziché altre, con il bilancino da farmacista. E' incredibile come cambino le battute formulandole in modi apparentemente simili. L'operazione di scrittura riveste infatti per me l'operazione più delicata, in cui lavoro di fino anche nelle sospensioni, nelle pause, in tutto ciò che mi porta a creare un'atmosfera nella narrazione, i dialoghi e le gag.

Nella tua carriera hai mai copiato battute, strisce o vignette? Sei mai stato copiato?
Ogni tanto ho usato vecchie battute nelle mie storie, come un omaggio alle battute "classiche". Non è successo molte volte. Tre o quattro volte, credo, tipo nel primo numero "Io entro, copritemi" e nella vignetta dopo ha un lenzuolo sopra. So che molte delle mie invece sono state usate per animare spettacoli teatrali, le ho sentite in tv da cabarettisti di Zelig e sono state spedite come aforismi dal server di Buongiorno.it. Spesso tutto ciò con il mio beneplacito. A volte no. Il destino di una bella battuta è che poi venga usata e diventi di dominio pubblico, quindi c'è poco da essere gelosi. Semmai un pochino orgogliosi. Ho visto inoltre molti lavori di lettori che amano destreggiarsi con il fumetto e hanno preso a ispirazione i miei disegni per sviluppare un loro stile. Tutto questo è lusinghiero, anche se spero di non diventare un esempio da seguire, visto che nelle mie tavole ci sono carenze grafiche di ogni tipo.

Perché i tuoi personaggi hanno tutti il volto di una scimmia?
Perché la prima carenza grafica fu quella di non avere assolutamente dimestichezza con il volto umano. E ripiegai immediatamente su volti da scimmia, che potevo fare "pupazzosi" e mi venivano più naturali. Da allora (1976) le cose sono rimaste così alla faccia dell'evoluzione della specie.

Se non fosse stata la scimmia a ispirarti, avrebbe potuto essere…
Avevo già provato con altri pupazzi. Il primissimo personaggio che disegnavo era un topo. Guarda caso… Ovviamente il tutto aveva radici nelle letture Disney!

Rat-Man ha sempre nuovi fans. Ci sono possibilità che, visto il suo successo, sbarchi anche sul mercato internazionale? Qualche pubblicazione all'estero è già stata distribuita…
Rat-Man è un prodotto particolare. Non lo reputo per grandi masse. Non perché come la volpe non arrivi all'uva, che con tutti quei semini non mi piace e poi è acerba in questa stagione. Ma perché ho uno sguardo realista sul prodotto. Se poi mi sbaglio sarò ben contento di ammetterlo. Detto questo, la pubblicazione all'estero, tentata solo sul mercato spagnolo, non ha fatto in tempo a darci un polso della situazione, perché dopo tre numeri il distributore generale ha avuto un tracollo o simili, e tutte le testate a fumetti che distribuiva sono state bloccate. Compreso il Ratto, che poi è tornato a casa. L'intenzione di riprovarci rimane, ma a seguito di un altro evento.

Riusciremo a vedere Rat-Man sul grande schermo?
Che non è il cinema, come speravo all'inizio del mio coinvolgimento nel mondo dell'animazione. Ma è una possibile serie televisiva, la cui produzione potrebbe partire a breve come tra anni. Misteri di queste cose. In quel caso, la serie sarebbe distribuita su altri paesi e allora potrebbe seguire la serie a fumetti. Se poi la serie avesse successo, il mio sogno sarebbe quello di vederlo sul grande schermo, ovvio.

Il nostro supereroe con gli orecchi da topo avrà vita eterna?
No. Io sono del parere che le cose debbano avere un inizio, uno sviluppo e una fine. Non è (solo) una questione di fatica nel portare avanti una serie all'infinito, è proprio che conosco già come finirà Rat-Man e vi dico che non potrà continuare in eterno. Spero che il suo ricordo duri, questo è vero, ma niente di più. Dopo non so cosa farò. Mi piacerebbe comunque continuare a raccontare storie a fumetti, non potrei fare diversamente, magari realizzare un volume all'anno come il grande Will Eisner. Ecco, quello sarebbe il mio sogno.

Nelle tue storie si accavallano citazioni e parodie di straordinaria efficacia. A volte anche difficili da cogliere. Per poter citare occorre conoscere. So che sei un grande appassionato di cinema e lettura. Ma per avere una visione completa guardi e leggi di tutto oppure scegli? Voglio dire, sei disposto anche a guardare il Grande fratello per costruirci su una storia?
Se fosse necessario sì, ma stranamente non ci sarà mai una puntata sul Grande fratello. Chissà come mai…? Ho un interesse onnivoro che mi permette di spaziare un po' su tante cose, pur restando ovviamente più interessato ad alcune. Se proprio devo evitare qualcosa, evito le cose fatte a tavolino e senza passione. Se anche una cosa è apparentemente brutta, voglio sentire che chi l'ha fatta ci ha creduto davvero. A quel punto ha una ragione di esistere che va oltre la sua bruttezza.

Perché oggi i disegnatori hanno la tendenza a lavorare in proprio? Mi spiego: ognuno ha il suo sito internet e la sua rete di collaborazioni più o meno retribuite. Ma non esistono veri e propri gruppi di lavoro. Scelta o necessità?
Io lo faccio per scelta. Sono un solitario di natura e non mi è mai piaciuto lavorare in gruppo, perché ho dei ritmi di lavoro molto intensi e veloci che sarebbero difficili da seguire in un gruppo. Inoltre, quando lavoro, non mi concedo scorciatoie e non vengo a patti con niente, e questo potrebbe non essere condiviso dal gruppo, che per natura è più "rilassato".

Per i risultati raggiunti finora puoi ritenerti un uomo felice?
Sereno, sicuramente. Felice, ogni volta che posso. Cioè ogni volta che scrivo una storia.

Tutte le immagini © Leonardo Ortolani
www.rat-man.it

giovedì 20 dicembre 2007

Donatella Buoriposi: “Il museo del fumetto è un’opportunità”

Si continua a discutere del Museo del Fumetto di Lucca. Questa mattina si è espressa così l'assessore comunale Donatella Buonriposi.

di Donatella Buonriposi (*)

Il Museo del fumetto rappresenta per Lucca una grande opportunità culturale che, se ben reimpostata, produrrà un’ulteriore crescita della città sul piano culturale, formativo e socio economico.
Sulla scia del successo dei Comics, il museo potrebbe diventare il fulcro attorno al quale far ruotare, per tutto l’arco dell’anno, un pullulare di iniziative ed eventi di grande rilievo.
Per raggiungere questo obiettivo occorre stemperare le polemiche, superarle e porvi fine.
Gianni Bono sostiene che l’avvicendamento nella conduzione del Museo è stata determinata dalla disinformazione e dalla non conoscenza dei fatti. I fatti invece sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. Per lo meno lo è quello che più interessa i cittadini amministrati. Allo stato attuale l’esistenza del museo a Lucca non induce a un proficuo rapporto fra le risorse finanziarie per il suo funzionamento e i ricavi culturali e turistici, che ne derivano. Non è in discussione la professionalità nel ramo del sig. Bono, giammai disconosciuta; ma sono da evidenziare le lacune di ordine programmatico e gestionale del Museo.
E’ diritto/dovere della nuova amministrazione colmarle, allo scopo di rilanciare uno dei settori culturali più attuali e suggestivi della nostra società dell’immagine; e lo ha fatto, marcando una inevitabile discontinuità rispetto a un passato e incaricando della programmazione generale e della consulenza culturale Angelo Nencetti, esperto nel settore.
L’amministrazione, inoltre, ha sempre sostenuto che Gianno Bono può continuare a collaborare e lo ha invitato a mettere a disposizione del museo la sua professionalità, ma nell’ambito di una programmazione che scaturisca dalla fonte virtuosa di una visione collegiale e tale da sfruttare anche e soprattutto le molteplici professionalità lucchesi.
L’amministrazione comunale ha optato per la scelta della collegialità proprio per meglio individuare e colmare le lacune finora emerse ed anche per evitare meglio eventuali irregolarità che possono aver causato finora quei modesti, per non dire scarsi, risultati, nonostante le ingente risorse della comunità lucchese consumate.

In merito alla predisposizione della nuova programmazione culturale del Museo intendo sottolineare gli indirizzi del mio assessorato:
  • dar seguito a una reale sostanziosa acquisizione di materiale espositivo attraverso nuovi acquisti e donazioni o comodati, regolarizzando quelli esistenti, anche allo scopo di evitare dubbi ed incertezze sulle dotazioni temporanee, legate alle volontà delle persone;
  • approntare una serie di mostre di grande richiamo, dedicate a grandi fumettisti e a tematiche relative, da svolgersi mensilmente nel museo;
  • produrre una mostra itinerante dedicata ai fumetti, che abbia come ambiente la città di Lucca - da realizzarsi in collaborazione con gli assessorati alla cultura al turismo e con quello dei Lucchesi nel Mondo;
  • realizzare grandi eventi, legati al mondo del fumetto, in collaborazione con Lucca Comics e l’assessorato alla cultura per richiamare in Lucca grande afflusso di visitatori anche esteri;
  • programmare stages didattici sul fumetto per le scuole di ogni ordine e grado quale base sperimentale per creare una sede stabile del “Campus del Fumetto e dell’Immagine”.
Tutto ciò è in corso di predisposizione da parte del consulente culturale, che lo realizzerà avvalendosi di uno staff di collaboratori che andranno a formare un temporaneo comitato scientifico di prossima ed imminente ufficializzazione.

(*) assessore per il Comune di Lucca con delega a biblioteche e musei

mercoledì 19 dicembre 2007

Ilaria Alpi, Nilus e Miomao su Exibart

Finalmente torno a parlare di fumetti, quelli veri. Lo faccio con una triplice, seppur breve, segnalazione. Su Exibart online, nella rubrica in fumo, sono usciti qusta settimana due articoli di Davide Cali: il primo presenta il libro di Marco Rizzo e Francesco Ripoli Ilaria Alpi: il prezzo della verità (BeccoGiallo) in un momento particolarmente delicato per questa vicenda -la richiesta di archiviazione del caso Alpi è stata infatti rifiutata; quindi il processo si riapre... Il secondo, Due genovesi al tempo dei faraoni, ricorda invece il grande Nilus dei fratelli Origone.
Inoltre è scaricabile in PDF anche Exibart onpaper. A pagina 66 dell'ultimo numero (il 46, fresco di stampa) c'è l'articolo "una tavola per decollare", che presenta la Galleria Miomao, la prima dedicata esclusivamente ai fumetti. Ecco l'abstract: "Ma quale arte minore? Finalmente il fumetto entra a pieno titolo nell'universo complesso, variegato e contraddittorio dell'arte tout court. Nasce infatti a Perugia la prima galleria italiana unicamente dedicata ai comics...".

Luca Boschi: "Gli otto miliardi svaniti nel nulla" (ovvero, "Altre storie di un altro museo del Fumetto, ma sempre nella enigmatica Lucca")

La discussione su Lucca e il Museo del Fumetto prosegue sia nei commenti di questi post sia altrove. In attesa dell'intervento di Alfredo Castelli -annunciato nei commenti- e di altri che come lui vorranno dire la loro, pubblico la risposta di Luca Boschi, stimolata da un commento di Gianfranco Goria lasciato su questo blog. Il botta e risposta si può leggere direttamente sul sito di Luca Boschi.

di Luca Boschi

Daniele Brolli mi segnala un dibattito in corso nel sito della Quinta Stanza (e di cui non avevo conoscenza). Riguarda il Museo del Fumetto di Lucca e i contatti fra Ente Max Massimino Garnier (nella figura dello scrivente e del suo primo presidente Giancarlo Barsotti), il Comune di Lucca, Anonima Fumetti e altre istituzioni locali.
Siccome in un suo intervento mi tira in ballo Gianfranco Goria (col quale, insieme ad Alberto Arato e altri colleghi e vecchi consoci dell'Anonima Fumetti - associazione della quale né io né Goria facciamo più parte da un pezzo, pur avendo ottimi rapporti con gli attuali associati), mi premuro di ricopiare quel suo intervento (penso che non mi querelerà per questo) e riportarlo anche in questo blog.
Rispetto a quanto si dice nei miei riguardi... sottoscrivo.
C'ero, ho assistito a partecipato alle fasi spinose della gestione della faccenda, non ho ricevuto un euro bucato (né una lira, dato che allora c'era ancora quella vecchia, italica moneta) per tutte le attività e l'impegno profusi in tre anni nella facilitazione delle trattative per far avere alla città di Lucca un Museo del Fumetto.
Cosa della quale, col senno di poi, mi mordo le mani per aver fatto, visto cosa è riuscito a combinare il vecchio sindaco Pietro Fazzi in proposito, stravolgendo un'ottima idea di base, nata disinteressatamente e con la sola missione di divulgare il medium nel quale lavoriamo e al quale teniamo; con particolare attenzione agli autori e ai personaggi italiani.
Se nel dicembre 1996 non avessi telefonato all'Anonima Fumetti per proporre di far spostare a Lucca il progetto di un museo in corso d'opera a Torino, probabilmente in Italia un buon museo esisterebbe da anni.
Non a Lucca (ovviamente).
E quindi, senza volerlo, ho fatto un danno al Fumetto italiano, ponendo le premesse per una saga i cui strascichi si leggono oggi in rete e (pare) sulla stampa locale, forse domani sulla stampa specializzata.
Me ne scuso profondamente.
Dice bene, comunque, in proposito, Michele Ginevra: la colpa più grande va a chi, a suo tempo, ha pensato bene di congelare un progetto non solo ottimo e praticabile, ma già in stato avanzato di realizzazione e ampiamente condiviso sia da forze locali che da operatori del mondo del fumetto.
Ma, a quanto si è subito capito, NON dal sindaco di allora.
Il che ci fa capire come una cosa di importanza nazionale sia stata, per avventate e poco chiare decisioni locali, in un preciso momento della sua storia, svilita a una faccenda di diatribe locali.
L'augurio, e la speranza, è che Lucca riesca a uscire dal pantano in cui si è trovata, fumettisticamente parlando.

Ecco l'intevento di Gianfranco Goria...

"Il progetto dell'Anonima Fumetti non era fattibile nei termini in cui fu elaborato ed era comunque uno studio troppo preliminare. Ma il difetto stava a monte. Non doveva essere affidato all'Anonima un incarico di questo tipo." Michele Ginevra.

Forse fai un briciolo di confusione, o semplicemente ignori non avendone alcuna conoscenza diretta. Non fu certo un'idea del Comune di Lucca quella di dare un incarico all'Anonima Fumetti. Penso che manco gli passasse per l'anticamera del cervello l'idea di un museo del fumetto a Lucca.
Fu l'Anonima Fumetti a proporre, per la prima volta in modo strutturato, al Comune di Lucca di avviare un percorso per la realizzazione di un museo del fumetto in quella città. La risposta di uno dei rappresentanti locali fu del tipo "Lucca ai lucchesi".
Io mi alzai per andarmene (Boschi ricorda perché era lì) e fu l'Assessore/a a farmi restare dicendo agli astanti che al Comune la nostra idea interessava (ma io non potevo sapere per quale motivo il Comune potesse avere interesse a darci retta, su un'idea del genere - solo molto più tardi potei farmi delle ipotesi, ma questa è un'altra storia).
Quanto a quello che il gruppo di lavoro messo in piedi dall'Anonima Fumetti ha realizzato, si trattava solo di uno Studio di Fattibilità e la differenza tecnica e legale non dovrebbe esserti sconosciuta. Il gruppo messo in piedi dall'Anonima Fumetti non ha MAI realizzato un Progetto Attuativo, perché il nuovo Sindaco (Fazzi) "licenziò" il Gruppo (a lavoro ultimato da un bel po') sentenziando che c'erano cose ben più importanti da fare a Lucca che non un museo del fumetto. Le palle sulla non fattibilità del progetto Anonima Fumetti, sono palle. Il fatto che tu le ripeta qui non le rendono vere.
Dalla riunione in cui il Sindaco Fazzi disse al gruppo di lavoro dell'Anonima Fumetti (non a me, perché io ovviamente non c'ero: c'erano i professionisti specifici del gruppo di lavoro) che non si faceva nessun museo, a quando il Sindaco ci ripensò (per motivi che Boschi penso sia in grado di spiegare meglio di me) e decise che, invece, bisognava proprio fare un museo del fumetto a Lucca, ci passarano mi pare almeno due anni (ma io, si sa, ho scarsa memoria: può essere un anno e mezzo o tre, dovrei chiedere all'avvocato che se ne occupò).
Non c'è quindi nessuna connessione tra lo studio di fattibilità Anonima Fumetti e la scelta di un altro progetto. Non dico che l'ipotesi Anonima Fumetti sia stata scartata per motivi biecamente politici (era stata approvato dalla giunta precedente di diverso colore e venne rigettata subito dopo le elezioni), ma sicuramente non è stata scartata per infattibilità (costava meno di quel che si è speso fin qui e ha portato in città 8 miliardi di lire sull'unghia dai fondi del Lotto, non so se mi spiego, che non so che fine abbiano poi fatto).
Tanto più che quello era solo uno Studio di Fattibilità (per quanto molto complesso e articolato, come dovresti aver visto, essendo parzialmente in linea su Internet dalla fine degli anni novanta). Tra l'altro, come usa quando si fanno cose del genere, il Progetto Attuativo non sarebbe stato realizzato dall'Anonima Fumetti, in quanto questa aveva già realizzato (tramite il suo gruppo di lavoro) lo Studio di Fattibilità. Ma queste cose dovresti saperle.
Quindi di quel che hai sentenziato possiamo dire che è inesatto anche il parlare di Progetto dell'Anonima Fumetti: non è mai esistito. Quel gruppo di lavoro (che era composto da uno studio di Architetti, due esperti di progettazione europea con ben altre realizzazioni in curriculum e una serie di consulenti di vario genere e non da "pupazzettari": una dozzina di professionalità specifiche hanno lavorato a quello studio) ha solo realizzato un corposo studio di fattibilità che dimostrava, per l'appunto, la fattibilità di un museo, strutturato in certo modo, da collocare nel Palazzo Guinigi (non altrove) con determinate caratteristiche di autofinanziamento.
Lo studio suggeriva anche (suggeriva e basta, giacché era solo uno studio di fattibilità) che la gestione del Museo avesse caratteristiche tali da poter, in seguito, accedere alle complesse procedure necessarie per un futuro riconoscimento statale. Per cui, niente "direttore fumettaro", ma un Conservatore assunto per concorso, tanto per dirne una, e un consiglio di amministrazione strutturato secondo legge ecc. ecc. ecc.
Ma queste son tutte cose che dovresti sapere, no? Ma certo. Quelle voci sono palle. Create perché? Non so esattemente, ma non faccio fatica a immaginarlo, purtroppo. Ma chi volesse invece un poco di verità al posto delle palle, avrebbe potuto semplicemente chiedere a testimoni oculari come Luca Boschi, o all'avvocato Vassallo, che gestiva il gruppo di lavoro insieme al professor Arato. O magari allo studio di architetti Atelier Nomade che curò la parte relativa dello studio. O magari allo studio legale Gabelli di Roma, che curò la parte amministrativa e ne seguiva gli sviluppi istituzionali con il Ministero della Cultura e la Presidenza del Consiglio.
E' vero che quelle palle hanno girato per un po', guarda caso a partire dal 2003 o giù di lì, quasi a giustificare il cambio di squadra (che invece non c'era bisogno di giustificare, se non per motivi ben diversi: un Comune può fare quel che vuole e, comunque, come dicevo, il Progetto Attuativo non sarebbe stato di competenza del grupop di lavoro dell'Anonima Fumetti). Io non me ne sono più curato, perché, proprio dal 2003, non ho più avuto incarichi nell'associa-
zione Anonima Fumetti (come si sa, ero passato ad altri impegni) e al mio posto era venuto Vittorio Pavesio (che evidentemente decise di non stare nemmeno a sentire le cose, false, che si dicevano in quel di Lucca e che alcuni si premuravano di diffondere come vere presso gli allocchi che ci credevano). Per cui, d'accordo, non mi compete, ma siccome qualcosina sapevo, mi son sentito in dovere di dirla.
Magari il Pavesio non ne avrebbe sentito il bisogno (e soprattutto frequenta i blog molto meno di me), e spero mi scuserà per l'intromissione nelle faccende della sua associazione... :-)
Per cui non tornerò qui a vedere se rispondi o meno. Queste cose non le ho dette per sentirmi dar ragione, o per sentire scuse. Non m'interessa e vorrei non sentirne più parlare, per quanto mi riguarda: è roba dell'altro secolo! Le ho dette solo perché non è giusto lasciar veicolare inesattezze su gente che manco si conosce sulla base di voci raccontate ad arte da gente che ha interessi ben diversi da quelli di chi, come noi, lavora per il fumetto e per i suoi autori. A Lucca si sono mossi, fin da allora (ma ovviamente da ben prima) interessi politici locali belli spessi. E han girato, come sempre, un sacco di soldi e di "poteri". E politici locali si sono scontrati fra loro e con politici nazionali a più riprese.
E i diversi commissariamenti della città sono lì a dimostrarne i danni fatti subire alla città. Così come le inchieste che han coinvolto sovrintendenze et similia. Tutte faccenda note che dovrebbero far capire, a chi ha cervello bastante, che sulla pelle di chi, invece, si è mosso solo per il fumetto e i suoi autori, si sono giocate partite sporche assai. Un errore io lo feci, in quei lontani anni novanta: andare a Lucca a proporre, ingenuamente, la possibilità (concreta e tutt'altro che infattibile) di realizzare un vero museo del fumetto, sulla base di un mio nostalgico affetto per la città in cui avevo conosciuto tanti amici e colleghi.
Avrei dovuto starmene a casa mia, dar retta a chi diceva "Lucca ai lucchesi", evitare di coinvolgere tanti seri professionisti, evitare anche di muovere Roma poter far arrivare in quel di Lucca quei famosi 8 miliarduzzi di lire. Ho sbagliato, ho capito, e infatti a Lucca non sono più andato a proporre alcunché.
Per la storia, quel gruppo di lavoro (che non era dell'Anonima Fumetti, ma che aveva lavorato in quell'occasione per l'Anonima Fumetti) ha poi realizzato, in altre città, italiane ed europee, altri progetti, fattibili e infatti fatti, così come ne aveva già fatti prima. Non più per i fumettologi, però.
Ma così è la vita...

venerdì 14 dicembre 2007

Come cambiano le prospettive

Il 3D di Zanardi nella sala Andrea Pazienza
del Museo del Fumetto di Lucca


Ebbene, con il cuore spezzato dalla delusione ho deciso di sospendere per il momento il post nel quale io e Anna Benedetto abbiamo analizzato alcune determine e delibere che riguardano il Museo del Fumetto di Lucca.
L'ho fatto perché stimolato dal ragionevole dubbio d'esser diventato strumento di un meccanismo che va ben al di là della gestione amministrativa e culturale del Museo in questi ultimi anni. Fino a quando non avrò maturato la consapevolezza di ciò che realmente è accaduto -e sta accadendo- il post resterà sospeso. Ma quelli che vorranno proseguire la discussione -che altrove, al di fuori di Lucca, si sposta legittimamente più sui contenuti culturali- saranno liberi di farlo inviando il loro intervento a questo indirizzo e-mail (compresi i protagonisti della vicenda, cui non sarà certo negato di parlare).
Il blog è -e resta- uno strumento personale e di raccordo ad altre fonti in cui sono pubblicati articoli critici e di recensione a volumi, riviste, mostre ed eventi legati al mondo del fumetto. Come tale non deve essere strumentalizzato. Non voglio che accada.
Lascerò per il momento -seppur con alcune riserve- gli articoli apparsi sui quotidiani locali. Compreso quello del consigliere comunale Alessandro Tambellini, che avendo ricoperto questo ruolo anche nella legislatura precedente sicuramente è a conoscenza della situazione politica, amministrativa e gestionale.
Per tutto il popolo non lucchese pubblicherò, appena ne avrò l'occasione, gli articoli apparsi sui quotidiani locali. Giusto perché possiate farvi un'idea di ciò che si muove in città. Per quel che mi riguarda vince la delusione. Deluso sono, deluso resto. Che la politica faccia il suo corso, qualunque sia la sua destinazine. E salviamo quell'arte minore che è l'arte del fumetto.

Michele Ginevra: alcune riflessioni sul Museo del Fumetto di Lucca

Pubblico l'intervento di Michele Ginevra in merito alle questioni che in questi giorni interessano il Museo del Fumetto di Lucca.

La sala Pedrocchi del Museo del Fumetto di Lucca

di Michele Ginevra (*)

Chiedo ospitalità per contribuire con alcune personali riflessioni.
Un'inchiesta di questo tipo, con questi riscontri, sembra mettere con le spalle al muro i soggetti che ne sono oggetto.
Proviamo ad essere garantisti e seri e vediamo se le spese elencate hanno una giustificazione.
Anche nel caso fossero fornite delle spiegazioni accettabili, rimangono aperte comunque alcune questioni.

1) Il Comune di Lucca ritiene di aver stanziato cifre che effettivamente hanno consentito di arrivare ai risultati previsti?

2) Il Comune di Lucca ritiene di aver stilato criteri adeguati per individuare i soggetti che dovevano progettare e gestire il museo?


Sulla prima domanda è chiaro che il dibattito è locale, anche se altrove mi sono permesso di fare presente come le spese cosiddette "professionali" siano sempre profuse senza problemi. Mentre i compensi agli autori, spesso e volentieri, sono sottostimati. E' un po' la mentalità italiana...

Ma rispetto alla seconda domanda ci sono molte cose da dire.
  • Nel nostro paese il dibattito sui Musei del fumetto è inadeguato. E quando se ne parla, lo si fa in termini acritici e sproporzionati. Basta dire Museo ed ecco che questa parola magica consente di far passare qualunque contenuto come buono e positivo.
  • Siccome invece ho un'esperienza di vent'anni come coordinatore del Centro Fumetto "Andrea Pazienza", struttura che non ha mai ritenuto di doversi chiamare museo, ma che è aperta tutti i giorni, possiede 45.000 fumetti e svolge attività di ogni tipo che dovrebbero essere note a tutti gli operatori, ho maturato l'idea che il difetto stia a monte.
  • Il Museo di Lucca è sempre stato al centro di polemiche. Ma le polemiche hanno spesso investito i progettisti e i gestori. La responsabilità principale è invece innanzitutto del Comune di Lucca e dei vari amministratori che si sono succeduti.
  • Ha relativamente senso criticare il vecchio progetto dell'Anonima Fumetti e la gestione di Gianni Bono ed Epierre. Ho meglio, ha senso se guardiamo al merito delle scelte tecniche. Ma le responsabilità sono di chi ha conferito INCARICHI CHE SI SONO RIVELATI SBAGLIATI, PERCHE' NON HANNO CONSENTITO DI RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI.
  • Il progetto dell'Anonima Fumetti non era fattibile nei termini in cui fu elaborato ed era comunque uno studio troppo preliminare. Ma il difetto stava a monte. Non doveva essere affidato all'Anonima un incarico di questo tipo.
  • La gestione di Gianni Bono sembra non essere stata all'altezza delle aspettative. Ma il difetto stava a monte. Non doveva essere affidato a Gianni Bono un incarico di questo tipo.
  • Ora si affida ad Angelo Nencetti un incarico temporaneo, per rimettere in carreggiata una situazione che viene presentata come compromessa. Leggendo le prime dichiarazioni di Nencetti la domanda sorge legittima: non si sta sbagliando per la terza volta? Quali competenze ha il Signor Nencetti per gestire temporaneamente il Museo? E' appassionato di fumetti? D'accordo. Ha organizzato delle iniziative e scritto dei saggi? D'accordo, ma in Italia siamo per lo meno in duemila con questi titoli... E' di Lucca? Capisco...
  • Non mi fraintendete. Non ce l'ho con Nencetti, anche se sicuramente non è una persona con cui abbia rapporti fraterni. Nencetti può avere, ed ha sicuramente, delle competenze sul fumetto di buon livello.
Ma il problema è un altro.

CHI DEVE PROGETTARE E GESTIRE UN MUSEO DEL FUMETTO?
Un esperto di fumetti?
Sicuri?
A mio avviso no. Deve essere una persona titolare di competenze museali, che sono ben altra cosa.
Anche perché le competenze nel campo del fumetto, non esistendo università o master specifici ed essendo le pubblicazioni generalmente amatoriali, sono difficilissime da certificare e da dimostrare.
Le competenze museali sono certificabili. E sono queste a dover essere messe in campo.
Individuato il direttore del Museo, questo può a sua volta selezionare dei consulenti. Questi sì provenienti dal mondo del fumetto. E allora sì che le competenze possono essere meglio utilizzate.
Perché in Italia abbiamo schiere di esperti di Tex, Diabolik, Tin Tin, Pazienza, Magnus, manga e chi più ne ha più ne metta. Nessuno di questi esperti è titolato a dirigere un museo. Ma tutte queste persone possono rivelarsi preziosissime al momento opportuno.

Il cortile interno del Museo del Fumetto di Lucca

I risultati parlano chiaro.
Si eviti la vigliaccheria di "dare all'untore" Gianni Bono, che è solo il terminale di scelte sbagliare a monte.
Gianni Bono aveva ideato e realizzato (con la collaborazione di decine di esperti) l'ancora ottima Guida al Fumetto Italiano. Per questo è stato chiamato ad occuparsi del Museo. Una decisione apparentemente plausibile, che si è rivelata facile e di comodo e quindi disastrosa nel medio periodo.
Una cosa che invece posso contestare personalmente a Gianni Bono consiste nella scarsa attitudine a coinvolgere i collaboratori.

Dovrei essere un consulente del Museo. Il mio nome compare in un pannello all'entrata, assieme a quello di una trentina di colleghi. In questi anni non sono mai stato chiamato per collaborare ad alcuna iniziativa del Museo. Un paio di anni fa, come Centro Fumetto "Andrea Pazienza", avevamo anche proposto di lavorare assieme sui criteri di catalogazione dei fumetti (tema su cui abbiamo competenze uniche in Italia) ma la nostra disponibilità non è stata raccolta.

In conclusione, capisco che il Museo di Lucca, sia di Lucca... Ma la sua istituzione rappresenta un fatto di rilevanza nazionale e, mi permetto di dire, anche internazionale, nel momento in cui l'Italia è uno dei paesi al mondo che può vantare un gran numero di autori e opere prodotte.
La città di Lucca curi pure i propri interessi, ma accetti la sfida più importante: quella di fare le cose bene, con buon senso, nell'interesse non solo proprio ma anche dell'intera collettività.
Sotto questo profilo, rispetto al Museo di Lucca, c'è ancora molto molto molto da fare.

(*) Centro Fumetto Andrea Pazienza

mercoledì 12 dicembre 2007

Museo del Fumetto: facciamo chiarezza

Totem allestiti nel cortile interno del Museo del
Fumetto di Lucca, nella ex Caserma Lorenzini


Post temporaneamente sospeso. Ecco perché.

Museo del Fumetto: l'intervento di Alessandro Tambellini

Intervento del consigliere comunale Alessandro Tambellini pubblicato su "Il Corriere di Lucca" venerdì 7 dicembre 2007.

Durante il Settembre Lucchese 500 ingressi. Tutte le determine comunali su consulenze e incarichi
Museo del Fumetto, risultati deludenti
Tambellini: “Tante spese, presenze troppo scarse”


di Alessandro Tambellini

LUCCA - Il Museo del Fumetto continua a far discutere appassionati e non solo. E Alessandro Tambellini, consigliere comunale dell’Ulivo, fa i “conti” su quanto la struttura è costata e quanto ha reso, quantomeno in termini di immagine, al Comune.

“Sono intervenuto sul Museo del Fumetto - ricorda Tambellini - su questioni di sostanza, visto che il mio compito, come amministratore, è valutare se le risorse impegnate negli anni in un determinato settore hanno dato risultati commisurabili agli investimenti; non sono certo intervenuto per riserva preconcetta nei confronti del professor Bono, di cui ho letto la lunga intervista rilasciata ad Afnews. Così come non mi sono dilungato, nel mio intervento, sullo statuto giuridico del museo, anche se in ciò che è pubblico la forma ha un rilievo non secondario”.

Tambellini elenca le spese che hanno “girato” intorno al Museo: “La spesa per le strutture murarie del Museo del Fumetto è stimabile intorno ai 3,8 milioni di euro - afferma Tambellini. Peraltro la realizzazione è ancora incompleta, perché i locali mancano di impianto di riscaldamento. Nella variazione del Piano Programma delle Opere Pubbliche per il triennio 2006-2008, approvata il 4 dicembre 2007, compaiono 400 mila euro di investimenti per il Museo del Fumetto non meglio specificati: non è dato sapere quindi se i fondi previsti serviranno per la realizzazione della caffetteria o del bookshop, di cui il professor Bono lamenta – giustamente – la mancanza, oppure per altro ancora. Sul versante della gestione del Museo la collaborazione col professor Bono è iniziata – com’è noto - l’11 ottobre 2002, quando con deliberazione 287 la giunta gli affidò la redazione del progetto culturale per la realizzazione del Museo, con un impegno di spesa di 16 mila euro. Nella prospettiva dell’allestimento della nuova struttura museale, il 30 maggio 2003 la Giunta, con delibera 270, decise di affidare alla Link Multimedia srl di Varese (per una spesa di 181.450,40 euro) l’incarico di realizzare uno spazio attrezzato multimediale per la proiezione di opere audiovisive, nonché di un’opera audiovisiva che avesse come protagonista il personaggio di Dylan Dog. Sempre alla Link con delibera 161, il 30 maggio 2003 la Giunta affida la realizzazione della banca dati del fumetto per una spesa di 137.772 euro. Il 12 dicembre 2003, con varie determine dirigenziali (dalla 17/1011 alla 17/1015), si approva invece la spesa di 4.140 euro per la realizzazione del volume “Aspettando Yellow Kid”, avvalendosi della ditta Epierre srl, la quale è chiamata a collaborare anche al corso di aggiornamento degli insegnanti (3000 euro), a fornire l’aggiornamento del database della Guida del Fumetto Italiano (24.000 euro) nonché a realizzare lo stand del Museo a Lucca Comics and Games (1800 euro). Sempre con determina dirigenziale si decide l’acquisto della licenza del software ideato dalla Società Global Media di Mantova nell’ambito del progetto “Parco interattivo del Fumetto” per una spesa di 54.000 euro. Nel settembre del 2004 le determine dirigenziali che interessano il Museo sono quattro: con la 09/314 sono corrisposti alla ditta Epierre srl 7200 euro per l’allestimento della mostra “Quinto e Uggeri” nell’auditorium di San Romano; con la determina 09/353 si affida alla società Global Media la realizzazione del progetto “Comics Park Museum” con un impegno di spesa di 52.500 euro. L’incarico alla ditta Epierre di realizzare e allestire 24 teche all’interno delle sale richiede invece una spesa di 49.200 euro (di cui alla determina 09/385); mentre l’aggiornamento del database “Autori e personaggi del fumetto”, affidato ad Epierre, impiega risorse per 78.000 euro (det. 09/406). Neanche un anno dopo, il 5 luglio 2005, con determina 09/412 si autorizza una spesa di 140.000 euro, secondo il preventivo presentato da Epierre, per la creazione di biografie dei protagonisti del fumetto mondiale e per la realizzazione di eventi mirati alla diffusione e alla promozione del Museo del Fumetto. Sempre ad Epierre il 6 dicembre 2005 (determina 09/842) è affidata l’ideazione e la consulenza per la realizzazione del secondo lotto del Museo, mentre alla stessa data GlobalMedia è incaricata della realizzazione di una nuova versione Dvd dell’allestimento del secondo lotto, con un investimento di 36.000 euro. Il 24 ottobre 2006 (determina 09/793) Epierre riceve l’incarico di fornire 500 biografie dei protagonisti del fumetto, di realizzare nuove teche espositive, di fornire attività di supporto grafico e di progettazione e realizzazione di due mostre temporanee per un corrispettivo di 56.000 euro. Infine, il 12 dicembre 2006, con determina 9/921, si approvano spese per modifica ed adeguamento delle sale pari a 38.895,30 euro + IVA al 20%”.

Un elenco di spese e costi (tanti), per arrivare ad una inevitabile conclusione: “Mi sembra che l’impiego di risorse per il Museo sia stato negli ultimi quattro anni di tale entità che è giusto e doveroso chiedersi se i risultati sono stati commisurati agli investimenti. Non trovo affatto confortante che i visitatori del Museo nel Settembre Lucchese scorso – tra l’altro dopo la diffusione di forme pubblicitarie sui alcuni organi di stampa – non sia andata oltre le 500 presenze. Ed in questo caso interessa la quantità più che il fatto se siano visitatori paganti o meno oppure se il Museo possa legittimamente dirsi nazionale o internazionale. Sarebbe inoltre utile disporre di dati circa l’attività didattica e creativa offerta e svolta dal Museo, affinché se ne possa valutare il radicamento nella realtà locale. Un’ultima notazione: da quel che è dato di capire dall’intervista al professor Bono, molto del patrimonio espositivo è legato alla sua presenza in quanto derivante da prestiti in comodato gratuito di persone a lui vicine. Mi chiedo se non era il caso di creare nel tempo un patrimonio oggettivo, affinché il museo fosse veramente tale. Se le cose stanno come dice il professor Bono – e non vi è ragione per dubitarne – vedo con molta incertezza il futuro di una struttura la cui dotazione dipende dalla presenza o meno di un direttore culturale, di cui non è certo in discussione il valore o la competenza o il profilo nazionale o internazionale. In discussione semmai è il modo con cui si è giunti a determinate realizzazioni. E’ vero che i sogni sono immateriali e per natura evanescenti. Ma il Museo del Fumetto non può permettersi di essere un sogno, come certifica la materialità delle risorse investite che ho cercato, probabilmente in maniera incompleta, di elencare”.

Museo del Fumetto: delibere e spese

Questo articolo di Anna Benedetto è stato pubblicato su "Il Corriere di Lucca" di sabato 10 novembre 2007.

Tutte le delibere (e le spese) per la realizzazione dell’allestimento
Una storia lunga quattro anni


Anna Benedetto

LUCCA – Ecco tutte le cifre che sono state spese per il Museo italiano del fumetto di Lucca ricavabili dalle delibere di Giunta pubblicate sul sito del Comune. Ci sono intanto le spese per la realizzazione dei locali, ricavati all’interno dell’ex Caserma Lorenzini, senza considerare quelle relative all’acquisto della stessa caserma. Nella delibera 129 del maggio 2003 si legge del finanziamento per il primo lotto del museo (opere edili, impianti elettrico, di condizionamento – peraltro mai partito – idrosanitario e antincendio, ecc), per un totale di 3milioni, 50mila 819 euro. E 92 centesimi. I progetti sono stati realizzati dall’architetto Pietro Carlo Pellegrini. Una successiva delibera, la 107 dell’aprile 2004, stanziava 1milione e 400mila euro per il secondo lotto dei lavori. La delibera di Giunta 135 del maggio 2005, ha stanziato un’ulteriore spesa di 836mila 57 euro. Per fortuna che nel giugno 2004 è arrivato un contributo del Mps: 600mila euro finalizzati alla realizzazione del primo lotto di lavori. Ci sono anche le spese previste nei programmi triennali dei lavori pubblici, anche se non ancora approvate da nessuna delibera, e quindi non rese effettive. Si tratta di 1milione e 350mila euro per il progetto preliminare e l’intervento inerente ai lavori di ristrutturazione del museo, secondo, terzo e quarto lotto, approvati con la delibera di Giunta 324 dell’ottobre 2004, e di 500mila euro inseriti dal commissario straordinario con delibera 198 dell’ottobre 2006. Poi ci sono le spese per la gestione. La gestione Bono, iniziata nell’ottobre 2002 (delibera 287). Solo una spesa risulta precedente al suo incarico: 18mila euro per la realizzazione della grafica del museo, del sito (con manutenzione biennale) e di un cd promozionale (delibera 253 dell’agosto 2002). Dal maggio 2003 (delibera 160) è l’azienda “Link Idea srl” di Varese a essere incaricata dal Comune di realizzare un sistema integrato multimediale “Multiscreen” e un’opera audiovisiva con il personaggio di Dylan Dog, per la cifra di 181mila 450 euro. Nella delibera successiva, la 161, si parla della realizzazione di una banca dati relazionale del fumetto, organizzata per autori, disegnatori, sceneggiatori, storie, personaggi, editori, per un costo di 137mila 772 euro alla stessa ditta. La delibera, sempre di Giunta, 269/2004 sancisce “di approvare il progetto culturale relativo alla realizzazione del Museo Italiano del Fumetto predisposto dal professor Gianni Bono quale Direttore culturale del Museo stesso; di rinnovargli l’incarico di coordinatore della realizzazione del progetto culturale del Museo Italiano del Fumetto; di individuare nella Epierre Srl (casa editrice legata a Bono, ndr) il soggetto in grado di procedere alla realizzazione delle teche per la mostra nelle sale del Museo oltre l’aggiornamento del database autori e Personaggi del Fumetto”. Ultima spesa fatta su questo fronte, altri 12mila euro per una consulenza allo Studio Notarile Bellezza di Milano (delibera 480/2004) per l’individuazione di un modello gestionale del museo stesso. Incarico oggi affidato a Nencetti, insieme a tutte le incombenze prima di Bono, per gli stessi 12mila euro. In totale i cittadini lucchesi hanno finora speso per la struttura del museo 5milioni 286mila 876 euro, e per la gestione 349mila 222 euro. Per un totale complessivo di 5milioni 636mila 098euro.

venerdì 7 dicembre 2007

Mattioli e Cavazzano: che fine hanno fatto?

E' difficile immaginare che certe cose possano accadere. E invece succede. Succede che una mostra inserita in un cartellone nobile come quello del Lucca Digital Photo Fest ‘07 (“Pinky, il click più veloce del mondo” di Massimo Mattioli) sia stata annullata senza che nessuno ne abbia dato notizia. Succede. E' successo. E succede che sul Topolino di un paio di settimane fa si annunci un festeggiamento per i 60 anni di Giorgio Cavazzano con tanto di mostra e presenze di autori Disney. Un appuntamento programmato per la metà di dicembre che è poi stato annullato -qualcuno dice "rimandato"- senza che ne sia stata data notizia. Succede. E' successo. Protagonista, in entrambi i casi, è sempre e comunque il Museo del Fumetto di Lucca. Che patisce -o subisce?- questa fase di transizione. Quella che segna il definitivo passaggio di consegne tra l'ex direttore -perché così desidera ancora farsi chiamare- Gianni Bono e il nuovo responsabile Angelo Nencetti. Un cambio al vertice così fatto, per una struttura di proprietà comunale, non dovrebbe essere causa di infiniti dolori. E invece si procede senza troppa fermezza, forse inchiodati da una macchina amministrativa che sì, ha dimostrato coraggio, ma solo fino a un certo punto. Perché riconoscere i limiti e i difetti di una gestione finora carente e rispondere con nuove nomine -finalmente adeguate al ruolo- potrebbe non bastare a salvare l'immagine dell'amministrazione stessa, del museo e perfino della città. Insomma, dignità!
Perché sul sito di Lucca Digital Photo Fest ‘07 -e sul programma pieghevole- tra gli eventi collaterali appare la mostra “Pinky, il click più veloce del mondo” di Massimo Mattioli, organizzata in collaborazione con il Museo Nazionale del Fumetto e dell’Immagine di Lucca, se poi, arrivati al museo, si legge un cartello come questo? E pensare che ero andato al Museo per visitare e recensire la mostra.

Perché poi su Topolino si annuncia al Museo di Lucca un mega evento con Cavazzano -che avrebbe previsto, fra l'altro, la riproposizione di una mostra già fatta a Venezia e patrocinata dal Comune di Venezia-Musei Civici, il Casino’ di Venezia e la Walt Disney Italia, con tanto di pubblicazione di 96 pagine a colori edita, guarda caso, dalle Edizioni IF...- salvo poi far scomparire tutto nel nulla senza che fossero date indicazioni certe?
Una cosa, però, è chiara: se il Comune di Lucca, proprietario del Museo del Fumetto, desidera davvero restituire alla struttura una sua vitalità culturale, è bene che metta il nuovo staff nelle condindizioni migliori per poter lavorare (bene). Ne va dell'immagine della città e del museo.

L'ultima nota. Dopo l'accesa diatriba sulla titolarità della denominazione "Nazionale" del Museo del Fumetto, al danno si aggiunge la beffa. Oppure il destino. Chissà se poi c'è differenza tra le due cose. Comunque: sul sito del Lucca Digital Photo Fest ‘07, nella pagina della mostra inesistente di Pinky è inserito il link al sito www.museonazionaledelfumetto.it, dominio regolarmente registrato dal Comune di Lucca fino al 5 ottobre 2008 e ancora in testa all'ex sindaco Pietro Fazzi. Ma cliccando sul link pubblicato sulla quella pagina, sicuramente per un errore tecnico, si apre il sito www.museodelfumetto.it, registrato dalla Studio Metropolis sas e in testa a Luigi Filippo Bona, che rimanda inevitabilmente -e giustamente- al Museo Franco Fossati della Fondazione omonima. Un errore tecnico, certo. Ma che figure. A volte, il destino...