Ieri era Natale. Il Natale di Lucia. Anzi, ieri era la speranza del Natale di Lucia. Tutta lì, raccolta in quelle venti pagine centrali di Repubblica. Si alternano firme eccellenti, da Paulo Coelho a Dario Fo. Ognuno racconta il suo sogno o la sua storia. Due cose che spesso coincidono. E prima dell'augurio di Adriano Sofri -che rivolgendosi all'ergastolano pensa che debba esserci in fondo "una libertà da sognare anche per chi è condannato a non sperare"- si parla di acquisti e banchetti festaioli.
All'inizio, in mezzo e alla fine di tutto questo c'è Lucia Mattioli. Ha illustrato tutto lo speciale natalizio della Domenica di Repubblica come meglio non avrebbe potuto. Realizzare illustrazioni destinate alla pubblicazione su un quotidiano -e che quotidiano- non è certo la cosa che riesce più facile. Ci sono esigenze -e problemi?- di impaginazione, necessità tipografiche, vincoli di pertinenza coi testi. E poi la resa del colore su quel tipo di carta, il taglio verticale o orizzontale e il disegno scontornato. Il titolo, l'ochiello -dove va?-, il fondo, la pubblicità. L'impatto col lettore.
Tutto quel che precede la stampa e la consegna del giornale alle edicole è proprio ciò che oggi non ci interessa. Perché sfogliando quelle venti pagine senza leggere neanche un titolo, neanche una riga di quel che c'è scritto nello speciale prenatalizio di Repubblica, si assiste involontariamente a un racconto autonomo, a una fiaba moderna popolata di folletti, animali, elfi e oggetti animati che si muovono nel mondo di Lucia. Figure che vivono in lei e che con lei respirano, esistono, a volte tagliati dal dolore altre volti giocosi, comunque belli.
E così prendono forma dalla fantasia i folletti che hanno fatto del panettone la loro casa, i bambini alati. Mentre le palle dell'albero di Natale e le candele giocano sospese tra i rami in attesa che la festa finisca. Forse con la paura di tornare in quella scatola buia per lunghi, lunghissimi mesi. Giorni interminabili che ci avvicineranno ancora a un altro Natale, a un'altra festa, a un altro gioco.
L'illustrazione migliore, almeno per me, è quella delle pagine 36 e 37. La signora Neve, bellissima e sola, lavora a maglia il mantello bianco che là fuori, oltre la finestra, ricopre di magia gli alberi, i tetti, i colli.
I folletti poi -si sa- sono dispettosi. Li vediamo rubare il tempo da un pendolo antico o fuggire coi regali da sotto l'albero. I canti, la consegna dei doni e la corsa sulla tavola imbandita di una slitta trainata da due ratti bianchi sono, fra le altre, alcune delle visioni di una bambina che di sogni, lungo la strada, ne ha persi parecchi.
Sognamo. O, meglio, speriamo di sognare ancora. E che quel bacio nel vischio sempreverde sia il gesto propiziatorio dell'inizio del sempreamore.
PS_ la stampa del quotidiano, per quanto bella possa essere, non rende affatto la luce che ogni immagine diffonde. Quindi, sia per chi si è perso l'uscita di ieri in edicola sia per chi il giornale se l'è comprato ma vuole godere a pieno delle illustrazioni, ecco la segnalazione: scaricate l'inserto in PDF cliccando QUI.
Tutto quel che precede la stampa e la consegna del giornale alle edicole è proprio ciò che oggi non ci interessa. Perché sfogliando quelle venti pagine senza leggere neanche un titolo, neanche una riga di quel che c'è scritto nello speciale prenatalizio di Repubblica, si assiste involontariamente a un racconto autonomo, a una fiaba moderna popolata di folletti, animali, elfi e oggetti animati che si muovono nel mondo di Lucia. Figure che vivono in lei e che con lei respirano, esistono, a volte tagliati dal dolore altre volti giocosi, comunque belli.
E così prendono forma dalla fantasia i folletti che hanno fatto del panettone la loro casa, i bambini alati. Mentre le palle dell'albero di Natale e le candele giocano sospese tra i rami in attesa che la festa finisca. Forse con la paura di tornare in quella scatola buia per lunghi, lunghissimi mesi. Giorni interminabili che ci avvicineranno ancora a un altro Natale, a un'altra festa, a un altro gioco.
L'illustrazione migliore, almeno per me, è quella delle pagine 36 e 37. La signora Neve, bellissima e sola, lavora a maglia il mantello bianco che là fuori, oltre la finestra, ricopre di magia gli alberi, i tetti, i colli.
I folletti poi -si sa- sono dispettosi. Li vediamo rubare il tempo da un pendolo antico o fuggire coi regali da sotto l'albero. I canti, la consegna dei doni e la corsa sulla tavola imbandita di una slitta trainata da due ratti bianchi sono, fra le altre, alcune delle visioni di una bambina che di sogni, lungo la strada, ne ha persi parecchi.
Sognamo. O, meglio, speriamo di sognare ancora. E che quel bacio nel vischio sempreverde sia il gesto propiziatorio dell'inizio del sempreamore.
PS_ la stampa del quotidiano, per quanto bella possa essere, non rende affatto la luce che ogni immagine diffonde. Quindi, sia per chi si è perso l'uscita di ieri in edicola sia per chi il giornale se l'è comprato ma vuole godere a pieno delle illustrazioni, ecco la segnalazione: scaricate l'inserto in PDF cliccando QUI.
2 commenti:
grazie per il link diretto. e son d'accordo con te. lei è bravissima, e la "signora neve" super, la migliore
vero. dolce e malinconia tesse la pace, attutisce i suoni, sfoga l'amore. è l'inconscio d'artista.
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